Costruttori di nostalgie
Se è diventato il sentimento del nostro tempo forse è perché qualcuno ha voluto che fosse così. Mentre nel digitale si costruiscono rimpianti collettivi, siamo sempre più sfiduciati verso il futuro
Benvenuti al primo episodio di Wake up Bruno, siete ufficialmente i primissimi che stanno cercando di svegliare l’orso che è in noi!
Potete leggere questa email ascoltando "Living After Midnight" dei Judas Priest. Della canzone parleremo più tardi.
Questo è l’esordio di Wake up Bruno!. Quindi grazie davvero per la fiducia: se vorrete ci ritroveremo qui ogni settimana, sempre la domenica. Potete aiutarmi consigliando la newsletter ai vostri amici e a chi vi segue.
Ovviamente, buona festa dei lavoratori! Che sarebbe anche una delle poche feste dei giornalisti, visto che domani le edicole saranno chiuse… se il digitale non avesse cambiato pure questo aspetto…
Comunque è ora: svegliati Bruno!
Nostalgia canaglia
Una delle mie newsletter preferite si chiama Zio, la cura il giornalista Vincenzo Marino e si occupa di spiegare agli anziani i fenomeni della Generazione Z. Mi ha sempre affascinato un sacco cercare di capire il linguaggio e il modo di vivere dei ragazzi più giovani di me.
Innanzitutto perché a volte è un compito molto simile a quello dell'antropologia: significa immergersi in un modo tutto diverso di pensare. E bisogna farlo senza pregiudizi, senza avere la pretesa che noi siamo per forza migliori rispetto a loro.
Col tempo mi sono reso conto che questa è innanzitutto una forma di nostalgia: perché avere a che fare con ragazzi che hanno dieci o vent'anni in meno - anche soltanto scorrendo video su TikTok - ti porta a ripensare a quando avevi la loro età.
Il nostro sentimento
Ho 34 anni e vivo costantemente nella nostalgia. Anzi, ho proprio la sensazione che il genere umano sia costruito per avere sempre nostalgia di qualcosa.
Da qualche tempo ho iniziato a chiedermi se sia davvero così, come se fosse un connotato naturale che ci contraddistingue in quanto esseri umani. O se invece sia un aspetto culturale e sociale, le cui caratteristiche cambiano nel tempo. I nostri nonni quando hanno iniziato ad avere nostalgia? Potevano permettersela?
La sensazione è che noi trentenni di oggi abbiamo iniziato ad avere nostalgia troppo presto, rimanendo bloccati in una sorta di infanzia perenne. Lo scriveva qualche tempo fa la filosofa Ilaria Gaspari su Domani. .
Si chiedeva: perché «noi, trentenni non del tutto adulti, siamo così ripiegati sui feticci e i ricordi e le canzoni e i giocattoli e le mode di quando eravamo bambini?».
Sto iniziando a convincermi che questo sia il sentimento peculiare del nostro mondo occidentale, con la malinconia e per certi versi la solitudine. E che stia succedendo per il modo in cui siamo abituati a vivere.
Siamo immersi in continui cambiamenti, in balìa di rapporti che si infrangono e di una costante precarietà che ci fa dire «quanto era bello il tempo in cui tutto era diverso». Quel tempo può essere l'idealizzazione dell'infanzia, di un passato vicino o di un tempo che nemmeno esiste. Davvero finiremo per avere nostalgia anche del primo lockdown?
Si stava meglio nel 2016
Uno degli episodi che preferisco di Zio è quello dedicato al 2016, scritto a fine 2020 (si può avere nostalgia anche delle vecchie newsletter?!). Sembrerebbe che i ragazzini di oggi, e in particolare quelli che ascoltano trap, abbiano già iniziato ad avere nostalgia. Ed è una nostalgia collettiva, tutta rivolta al 2016. L'età dell'oro della trap.
«La tesi di fondo è che il genere si sia corrotto col passare del tempo e l’avvicendarsi dei protagonisti, smarrendo la spinta e l’autenticità originarie», scriveva Vincenzo Marino. «La cosa ha portato a una specie di piccolo moto nostalgico nei confronti di quel periodo (…) da parte di persone forse troppo giovani per potersi permettere di provare nostalgia per qualcosa».
L'idea di Vincenzo, surrogata da qualche articolo specializzato, è che in fondo il mondo digitale renda più facile rivivere le nostalgie. Spesso costruendone alcune ad hoc.
Perché non è tanto la nostalgia per il Trentino che provo io quando vado in redazione e muoio asfissiato sulla metro che prendo al Pigneto… non è insomma una spiegabilissima questione personale, figlia di vissuti ed esperienze. Qui parliamo appunto di “nostalgie collettive”, che forse nascono in modo spontaneo e si diffondono come un virus, infettando persone che neppure si conoscono.
O forse questi rimpianti sono così potenti proprio perché sono comuni e per questo vengono costruiti da qualcuno a tavolino: abbiamo nostalgia di qualcosa che non abbiamo neppure mai vissuto e senza capire bene il perché.
Non so se esista davvero questo costruttore di nostalgie. Ma nel caso credo che lavori al quartiere generale di YouTube. O a quello di Netflix.
Nostalgia delle cose più strane
Qualche giorno fa ho guardato su Netflix Metal Lords, un tipico film adolescenziale dalla trama abbastanza scontata. Eppure mi è piaciuto più del dovuto e non è difficile capire perché.
La trama ruota intorno alla storia di un ragazzino che vuole ribellarsi alle mode sociali del suo tempo e creare un gruppo heavy metal. C’è il chitarrista reietto e un po’ narcisista. E c’è il batterista solitario che scopre l’amore e il sesso, non necessariamente in questo ordine. Unite le due figure e praticamente esce una fotocopia del me stesso del liceo. E di mille altri ragazzi nati sul finire degli anni Ottanta.
Da qui nasce anche la scelta della colonna sonora di questa newsletter. Living After Midnight dei Judas Priest è un inno per chi ascolta heavy metal. Ma è anche una canzone così frivola e spensierata, in senso positivo, che fa subito provare nostalgia per l’adolescenza.
Nello sterminato catalogo di Netflix è pieno di film o di serie tv che ricalcano temi nostalgici, adattandosi ai vari tipi di spettatori con le loro esperienze. Ma ci sono anche serie tv che sono infarciti di nostalgie così stereotipate da diventare un patrimonio comune.
L’esempio migliore è forse quello di Stranger things, dato che a fine mese esce la quarta stagione. Non solo è ambientato negli anni Ottanta, ma è pieno di riferimenti al mondo giovanile di quel tempo.
Ed è un paradosso che abbia lo stesso appeal anche per noi trentenni, visto che - calendario alla mano - gli anni Ottanta non li abbiamo vissuti. Eppure la nostra infanzia ne è stata comunque infarcita, perché leggevamo i libri di Stephen King e guardavamo i Ghostbusters in tv. Qualcuno lo sa e sta provando a riportarci a quel tempo, in streaming, in cambio di 15 euro al mese.
L’età della nostalgia
L’idea che viviamo in un mondo sempre più nostalgico non è ovviamente solo mia. Edoardo Campanella e Marta Dassù ad esempio hanno scritto un libro chiamato L’età della nostalgia (Bocconi Editore). E scrivono:
«La nostalgia è oggi un fenomeno troppo diffuso, sincrono e globale, perché lo si possa addebitare al caso. In larga parte del mondo la gente sembra guardare al presente con scetticismo e al passato con malinconia. La nostalgia, da questo punto di vista, è un sintomo della sfiducia nel futuro: il passato diventa un rifugio».
Il rimpianto per un’America da rifare grande, o per un’Unione sovietica imperiale e senza nazisti, è in fondo frutto di modi diversi di reinterpretare lo stesso sentimento. La nostalgia è così romantica quando ci riporta ai primi amori e così paurosa quando cerca di riportare indietro gli orologi della storia, a un tempo che neppure è mai esistito.
In un certo senso ne parleremo anche nella newsletter della settimana prossima, quando ci occuperemo della guerra civile che potrebbe scoppiare negli Stati Uniti.
Rivalutare il presente
Intanto c’è una cosa che credo di aver imparato dai trapper che rimpiangono il 2016. Forse è banale: ma ogni momento che viviamo nel presente potrebbe essere il rimpianto del futuro. Anche quello più inaspettato.
Forse basterebbe ogni tanto ribellarsi a coloro che ci vogliono far ingranare sempre la retromarcia. E iniziare a vedere tutto il buono che costruiamo ogni giorno. Scriverlo è facile. Farlo un po’ meno.
Questo episodio di Wake up Bruno! finisce qui, se sono davvero puntuale il prossimo arriverà l’8 maggio. Intanto potete farmi due favori:
Farmi sapere cosa ne pensate e se c’è qualcosa da migliorare;
Se vi è piaciuto questo episodio, potete condividerlo.
Ps: ma lo sapevate che Vasco Rossi ha copiato i Judas Priest?
Intanto un Abbraccio e Complimenti. E... come per la Regina Rossa di Lewis Carroll, Nostalgia un poco come Memoria del Futuro
Complimenti Daniele! tema molto interessante, se non per il fatto che mi riguarda direttamente, essendo membro del target di trentenni che citi. Interessante la provocazione del primo lockdown: quando mi tornano in mente i ricordi di quel periodo non provo certamente nostalgia, ma nello stesso tempo l'essere stati tutti "spogliati" della frenetica quotidianità ci ha permesso, dal mio modesto punto di vista, di scoprire ad esempio di poter chiamare una persona cara e poterci parlare con un'intensità (e una nostalgia) che mai avevo provato prima. PS proprio in quel periodo di tempo forzatamente ritrovato ho scoperto Stranger Things, quindi attendo anche io l'uscita dell'ultima stagione ;)