L’onorevole con la pistola
Pensare che la vicenda di un proiettile sia solo un fatto di cronaca, o la provocazione finita male di un singolo parlamentare, nasconde il vero problema: non sappiamo davvero chi abbiamo eletto
Cari amici dell’orso Bruno,
Dopo che un referendum ha tagliato il numero dei parlamentari, oggi ci sono 400 persone elette alla Camera e 200 al Senato. I cronisti politici più bravi assicurano di conoscerli tutti, nei giorni delle elezioni si allenano con fogli su cui hanno stampato i faccini; diventa qualche volta un gioco di memoria e qualche volta un esercizio di esperienza. Il grande pubblico invece ignora chi sia la gran parte dei parlamentari – la identifica come una massa abbastanza indistinta – e su questo ha basato molto della propaganda in passato il lato più populista della protesta.
Eppure pensare che tutto sia indistinto è un problema civico non indifferente, che toglie potere anche al diritto di voto. Specie quando succede che un parlamentare esce all’improvviso dall’anonimato per un proiettile sparato la notte di Capodanno, nella piccola sede di una pro loco in provincia di Biella, rendendo evidente la qualità di certa classe dirigente.
La descrizione basterebbe quanto meno per identificarne la caratura politica, a prescindere dalle sue idee. Se si esclude l’ipotesi, all’apparenza più verosimile, che sia solo la trama di un cinepanettone.
Tirare gatti morti
Più che la ribalta nazionale, l’onorevole Emanuele Pozzolo sembrava tenere molto al suo “rapporto con il territorio”, a Vercelli, dove è cresciuto politicamente. La scorsa primavera si è dimesso dal ruolo di assessore al Decoro urbano e al verde, cinque mesi dopo che aveva vinto il salto in parlamento.
In quegli stessi giorni era stato molto criticato dall’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani. Scrivendo su Facebook, Pozzolo aveva definito Gad Lerner «un provocatore». Lerner era atteso in città per la ricorrenza del 25 aprile, con il benestare del sindaco. Mancavano ancora otto mesi a quel famoso Capodanno.
Chissà se Pozzolo ha mai letto Jung. Talvolta ciò che ci irrita negli altri è semplicemente la proiezione dei nostri difetti. Secondo la linguista Ruth Wodak, la provocazione è una caratteristica tipica dei movimenti della destra radicale.
È ovviamente un modo per sviare l’attenzione pubblica da questioni più sostanziali, dando la provocazione in pasto all’opinione pubblica. In questo senso, i media che si oppongono a questa narrazione le fanno comunque inconsapevolmente da sponda, diventandone i principali diffusori. I media favorevoli, invece, provocano di loro iniziativa (per esempio definendo Meloni come “uomo dell’anno”).
Il massimo teorico di questa strategia è però l’ex premier inglese Boris Johnson, che ha tratto una lezione da un politologo australiano. Se sei in difficoltà durante una conversazione, dice, basta tirare un gatto morto sul tavolo. Forse non risolverai i tuoi problemi, ma tutti parleranno del gatto.
Noi dovremmo invece sforzarci di tornare ai punti focali della discussione, ma non è facile. È come svegliare un orso bruno che sta dormendo.
«Pazienza»
Ovviamente questo atteggiamento non è una prerogativa solo di una generazione politica di destra estrema, abituata a stare all’opposizione e ad urlare per farsi sentire. È esattamente quello che nutre anche la conversazione sui social network, almeno nella sua parte superficiale.
Provocare è un modo per non lasciare indifferenti, per attirare le attenzioni e aumentare la propria visibilità, sovrastando tutto il rumore di sottofondo. Il più bravo è Elon Musk, che è stato anche la star più acclamata dell’ultima festa di Fratelli d’Italia. Poche settimane prima di quel famoso Capodanno.
Secondo i dati della Camera, Pozzolo in un anno e qualche mese non ha presentato proposte di legge come primo firmatario. Ne ha presentate una quindicina come co-firmatario.
Fra le altre, c’è l’istituzione del Giorno del ricordo della strage dei piccoli martiri di Gorla; la concessione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria dei caduti italiani di Nassiriya; ovviamente ci sono i martiri delle foibe e una legge per «la promozione della lingua italiana», che è una campagna contro l’uso delle parole in inglese. Per intenderci, se si vuole sparare è meglio avere in mano una “rivoltella” e non un “revolver”.
In compenso, in passato Pozzolo aveva dimostrato una grande dote proprio nell’arte della provocazione. Oltre alla scontata variazione sul genere del “Mussolini ha fatto anche cose buone” e a varie citazioni del duce, secondo Dagospia sui suoi social - pardon, sulle sue “reti sociali” - aveva condiviso riferimenti a Léon Degrelle, uno che ha combattuto con le Ss e si è sempre definito come un teorico del nazionalsocialismo.
Scritti al computer - pardon, “con il calcolatore” - ci sono messaggi No-vax - pardon, contro il vaccino - e ovviamente a favore dell’uso delle armi:
«Sarebbe ora di cambiare mentalità. Proteggere i propri beni non è un delitto», ha scritto. «Il problema non è “farsi giustizia da sé” ma impedire sia commessa un’ingiustizia. Se ciò impone l’uso di un’arma, pazienza».
Pazienza.
Buon anno
Pozzolo era autorizzato a tenere la pistola con sé, anche fuori casa. Da poco aveva ottenuto il porto d’arma per difesa personale e quindi l’autorizzazione del prefetto, che ha ritenuto che avesse una ragione valida e motivata che giustificasse il bisogno di andare armati.
Simone Canettieri ha intervistato per il Foglio il titolare dell’armeria dove la famosa pistola è stata venduta. L’onorevole l’avrebbe acquistata dopo l’attentato ad Alejo Vida-Quadras, uno dei fondatori di Vox, il partito spagnolo di estrema destra, fra i massimi alleati europei di Fratelli d’Italia. Secondo altre ricostruzioni, invece, la rivoltella calibro 22 era in possesso di Pozzolo da qualche anno, quando il futuro deputato aveva ancora un porto d’armi per uso sportivo.
Cosa sia successo durante il Capodanno non è ancora chiaro in tutti i dettagli. Secondo Repubblica (smentita da alcuni testimoni citati dalla Stampa), sarebbero stati sparati più colpi di pistola, anche alla presenza di alcuni agenti della polizia penitenziaria – parenti, colleghi o amici degli agenti che fanno da scorta al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Anche Delmastro è originario della provincia di Vercelli ed è stato eletto nel collegio uninominale di Biella.
Pozzolo ha raggiunto Delmastro nella sede della pro loco di Rosazza dopo la mezzanotte, per il brindisi. Quando la festa era praticamente finita, dalla sua pistola è partito un proiettile (l’unico sparo che al momento è sicuro), che si è conficcato nella gamba di un giovane di 31 anni, parente di uno degli agenti della scorta di Delmastro.
Pozzolo dice di non avere sparato, ma al momento è l’unico indagato. Secondo alcuni giornali il colpo sarebbe partito per errore, mentre l’onorevole stava mostrando la pistola. Sempre Repubblica scrive oggi che Pozzolo «non sarebbe stato stato l’unico a impugnare la pistola» quella sera. Lo avrebbe fatto anche un misterioso «secondo uomo», almeno secondo l’audizione dei primi testimoni.
Ma Fiorenza Sarzanini, sempre oggi sul Corriere, è sicura: «Ci sono due testimoni che forniscono una ricostruzione precisa e concordante su quanto accaduto la notte di Capodanno (…) Entrambi giurano: “È stato lui a sparare”». Lui, l’onorevole con la pistola.
E voi a capodanno cosa fate?
Responsabilità
Poche ore dopo che la notizia è diventata pubblica, Fratelli d’Italia ha condiviso una nota un po’ maldestra, in cui definiva troppo in fretta tutto quello che era successo come «un fatto di cronaca», senza alcuna valenza politica. Ovviamente era un concetto un po’ difficile da far passare.
Anche perché l’onorevole Pozzolo - come si è scoperto dopo - si era rifiutato di consegnare i suoi vestiti alla procura, appellandosi all’immunità parlamentare, e ponendo così almeno un altro problema di natura politica (è giusto che un parlamentare abusi così di un suo diritto?).
Così, dopo qualche giorno di tentennamento, Meloni lo ha dovuto scaricare in diretta televisiva, usando parole finalmente chiare:
«Chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodire quell’arma con responsabilità e con serietà. Anche se non conosco la dinamica di quello che è successo, di certo qualcuno non è stato responsabile: il possessore del porto d’armi e di quella pistola. Questo non va bene per un italiano qualsiasi, figuriamoci per un parlamentare di Fratelli d’Italia».
Ed è questa la ragione per cui Meloni ne ha chiesto la sospensione dal partito. Ma il tema è più ampio e riguarda tutta la sua classe dirigente, persone che stanno normalmente nell’ombra, e in qualsiasi momento potrebbero attentare alla credibilità della presidente del Consiglio.
Che anche su questo è stata molto chiara:
«Sicuramente io non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se le persone che ho attorno non lo capiscono». «Non c’è uno che si assume tutta la responsabilità e qualcun altro che pensa di non doverlo fare».
E noi
Il punto vero è questo: cosa sarebbe successo se quello sparo non ci fosse mai stato? Avremmo continuato a tenere Pozzolo nell’ombra di quella massa indefinita che sono per molti di noi i parlamentari?
E lo continueremo a fare ora, che è stato sospeso da un partito, ma continuerà ad essere ancora – a tutti gli effetti – un onorevole, con o senza pistola, con o senza partito?
O forse dovremmo prendere questo come esempio, per assomigliare un po’ a quei giornalisti politici secchioni… dovremmo farci tutti una lista di 600 nomi, per sapere chi sono, cosa fanno, cosa vogliono, come vivono il fatto di rappresentarci, quali leggi propongono. E cosa pensano, al di là delle loro quotidiane provocazioni.
Chi sono quelli che vivono questo viaggio in parlamento come se fosse una festa di Capodanno e un brindisi continuo? Con il rischio che poi, ad un certo punto, parta anche un proiettile. Per capire che l’immunità parlamentare, alla fine, è una cosa molto diversa dall’infallibilità papale.
Per questo episodio è tutto,
Wake up Bruno! torna fra una settimana,
Daniele
Questa classe dirigente è un problema serio: senza pretendere cultura, sembra anche poco istruita. È piena di sé, arrogante e spavalda: pericolosa. Non molto diversa dal peggio della Lega e dei 5stelle (imbarazzante la condotta di alcuni parlamentari). E nessuno dei partiti citati sembra avere chiaro che se ricopri un ruolo istituzionale, devi avere rispetto per l'Italia che rappresenti. Sono veramente sconfortata e nemmeno più desiderosa di contrastarli, anche perché sono bravissimi a coonvincere le persone che li votano.