Ho un'amica su OnlyFans: il Glovo del sesso per sconfiggere la solitudine
Ho parlato con alcuni ragazzi che si vendono su OnlyFans. E ho capito che non è solo una forma nuova di pornografia
C’è stato un periodo, fra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, in cui Max Pezzali metteva in musica una serie di apparenti banalità. Ma lo faceva così bene che sembrava raccontasse la vita di ognuno di noi. Ed era ovviamente il vero segreto del suo successo.
In una canzone, La dura legge del gol, fa un paragone fra una partita di calcio e i rapporti umani. Quando è uscita avevo dieci anni e già capivo benissimo il senso del ritornello: “Quanti in questi anni ci han deluso, quanti col sorriso dopo l’uso ci hanno buttato?”.
Sono passati 25 anni, più o meno, e di persone che ho perso per strada ce ne sono state tantissime. Se fossi rimasto legato a ognuna di loro oggi sarei pieno di amici. Forse mi avvicinerei alla cifra magica dei 150, che è il numero di conoscenze strette che dovremmo mantenere per vivere bene secondo lo psicologo evoluzionista Robin Dunbar. Un po’ troppe forse.
Invece se mi mettessi a contare il numero di veri amici che ho oggi, penso che arriverei a 10 solo includendo chi non dovrebbe rientrare esattamente nella definizione. Per esempio: la ragazza che mi piace, e non lo sa, ci dovrebbe stare? Anche su questo Max Pezzali aveva una teoria.
Giovedì su Repubblica è uscito un articolo scritto molto bene da Daniela Hamaui e intitolato: Ci vorrebbe un amico. “Noi, con tanti follower ma soli nella vita reale”. In estrema sintesi, sostiene che questa tendenza ai rapporti digitali ci ha resi tutti più soli. Altro che 150 amici, la realtà è che averne anche solo uno - autentico e fedele - è in tutti i sensi una fortuna.
Hamaui fa tanti esempi per spiegarlo, ma mi ha fatto pensare soprattutto a una realtà digitale di cui invece lei non parla. E che io avevo un po’ approfondito per un articolo che avrei dovuto scrivere (e che ancora non ho scritto). Ne parliamo fra poco, qui sotto. Ma prima di tutto lasciatemi ringraziare tutti voi, amici che avete deciso di seguire questa newsletter.
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PS: grazie a un altro Bruno, solo omonimo di questa newsletter. In merito agli ultimi due episodi in cui scrivevo di giornalisti e TikTok, mi ha scritto che avrei dovuto citare almeno Emanuele Capone e Alessio Balbi. Rimedio subito: sono entrambi esempi interessanti da seguire.
Ho fatto amicizia su OnlyFans
Nei giorni del lockdown, e poi in quelli numerosi ancora delle zone rosse o dell’isolamento sociale, abbiamo imparato a fare molte cose senza contatti umani: il pane in casa, le riunioni su Zoom, il cinema in streaming invece che in sala. E forse l’aspetto più sorprendente è che molte persone hanno scoperto il sesso senza contatto, un surrogato dell’amore impacchettato e servito, pronto all’uso. Come se fosse la pizza portata da un rider.
Il Glovo del sesso si chiama OnlyFans, ed è il modo in cui la gig economy ha risposto a due bisogni insieme. Da una parte, la ricerca di uno sfogo dalla solitudine e dall’assenza di contatti. Nei peggiori dei casi: una soluzione all’incapacità quasi atavica di relazionarsi con gli altri. Dall’altra, la possibilità per persone comuni di trovare un modo nuovo di lavorare, nei giorni in cui la pandemia faceva chiudere le aziende e il blocco dei licenziamenti non bastava a placare il generale senso di incertezza.
OnlyFans dà a chiunque la possibilità di diventare capo di sé stesso, talvolta migliorando significativamente la propria posizione economica. Il problema è che al centro di tutto c’è in genere un corpo che diventa un prodotto e un oggetto mercificato del desiderio.
A seconda dei punti di vista, questa è un’altra forma di sfruttamento o la realizzazione massima della propria libertà (con uomini e donne che scelgono liberamente di vendersi). Questa polarizzazione dei giudizi nasce da un dibattito molto diffuso, soprattutto nel femminismo, e riguarda più in generale la pornografia. (Ci sono molti libri su questo tema. Uno abbastanza recente è The right to sex, di Amia Srinivasan).
Rischia però di far passare in secondo piano un altro aspetto, che forse caratterizza ancora di più OnlyFans e lo differenzia da altre piattaforme per adulti: il fatto che ci siano migliaia di persone al mondo disposte a pagare per illudersi di non essere più sole.
«Molti fan si abbonano per poter parlare con me, dato che su Instagram pensano che non risponderei mai. Pagano l’abbonamento semplicemente per scrivermi, tutti i giorni, come se fossimo amici. Non si sono mai spinti oltre», mi dice Ilaria, modella di 22 anni appena laureata in comunicazione (ma questo non è il suo vero nome perché vuole restare anonima. Forse parlare con un giornalista potrebbe rovinarle la reputazione).
«Siamo una generazione che crea moltissimi legami online. Poi la pandemia ha accentuato questa tendenza, perché non potevamo più vedere gli amici nella vita reale… ci ha resi tutti più soli», dice Ilaria. «So che è triste, ma se posso aiutare queste persone a sentire meno la solitudine mi fa piacere. Poi loro capiscono che il tempo è denaro. E sono disposti a pagarmi per quello che dedico a loro».
Sex worker
Facciamo un passo indietro, per chi ancora non conosce OnlyFans. È un sito internet dove i creator condividono foto o video. Per vedere quelle foto e quei video, i fan si abbonano ai loro creator preferiti, versando un abbonamento (con la piattaforma che si tiene circa il 20 per cento dei guadagni).
Dopo l’abbonamento, il fan può vedere gran parte dei contenuti condivisi, può acquistarne altri che sono riservati, può chattare con il creator e può richiedere video personalizzati. Descritta così, la piattaforma potrebbe sembrare una sorta di Facebook, con la differenza che ci sono dei pagamenti di mezzo.
Ma OnlyFans è famoso soprattutto per essere un luogo senza censure. In gran parte dei casi, i contenuti sono pornografici. E intendo: non leggermente erotici, tipo vedo/non-vedo. Tutto è esplicito e basato sull’esposizione di corpi e sesso.
Succede quindi che persone comuni, di età media fra i venti e i trent’anni, diventino liberi professionisti del porno. Fanno i sex worker, i lavoratori del sesso, e qualcuno ci campa pure. Un fatto su cui ovviamente si è scritto moltissimo, in generale con toni scandalizzati e di grande allarme sociale.
Chiara ha solo 19 anni e pubblica video insieme ad Alessandro, il suo ragazzo di 21 anni. Lei non si definisce una “lavoratrice del sesso”.
«Ma no, non ci reputiamo né sex worker ne pornostar, siamo semplicemente due ragazzi che fanno questo perché ci è sempre piaciuto riprenderci nei momenti intimi», mi dice. «Così abbiamo unito l’utile al dilettevole. La maggior parte dei contenuti che condividiamo sono “normali” in ambito sessuale. Non ci spingiamo a cose folli o altro».
Ovviamente il concetto di normalità è sempre molto personale. E non è difficile capire il motivo di tanto scandalo condiviso, praticamente in ogni articolo di giornale che si è occupato di OnlyFans.
Lo specchio
Lasciare da parte i giudizi aiuta però ad aggiungere un profilo di complessità alla questione, rendendola forse più interessante. È facile sostenere che OnlyFans sia il regno di qualche ragazzino senza più morale. Diventa più difficile se lo immaginiamo come uno specchio, dove ognuno di noi rischia di riflettersi almeno in parte.
E per farlo si torna inevitabilmente all’articolo di Hamaui su Repubblica. All’idea che quello che sta cambiando si radica più in profondità attorno a noi. È il sesso che muore, l’amore che sparisce e la nostra solitudine che cerca nuovi palliativi. OnlyFans, in altre parole, è solo una parte del nostro mondo che cambia.
Silvia ha 24 anni, è nata a Roma ma da un paio di anni si è trasferita a Barcellona.
«La mia vita privata non è poi cambiata molto da quando sto su OnlyFans - dice -. Se ci sono stati grossi cambiamenti, come amicizie che non ci sono più, è sempre stata una scelta degli altri. Non tutti sono disposti a convivere con i pregiudizi, ma io sì. Le persone mi criticavano anche quando facevo la parrucchiera, dicendomi che era solo una strada facile per non studiare. Ora mi sento dire “le peggio cose”, ma cosa cambia? Qualsiasi cosa farai nella vita ci sarà sempre qualcuno che non sarà d’accordo».
Per questo episodio è tutto, ci vediamo fra una settimana.