Hai vinto una vacanza alle Maldive. Ma devi venirci con me
Martina Strazzer, una giovane imprenditrice di successo, prova a imitare Willy Wonka su TikTok. Ma non tutti l'hanno presa bene
Cara amica dell'orso Bruno,
o caro amico,
Alla fine di tutto, nella fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, l'ascensore di cristallo di Willy Wonka sfonda il tetto e si eleva sopra la città, a guardarla dall'alto. «Era una stranissima sensazione - anche un po’ terrificante, a dire il vero - starsene in piedi su una lastra di cristallo trasparente a così grande altezza», scrive Dahl. «Sembrava quasi di stare in piedi sul nulla».
Willy Wonka oggi lo definiremmo un grande magnate, ma pure uno sociopatico (come lo sono tanti imprenditori “di successo”, in fondo). Sul finire della vita, decide di organizzare quel suo famoso concorso, che noi tutti conosciamo se non altro dai film. Nasconde cinque biglietti d'oro in altrettante tavolette di cioccolato. Chi li avrebbe trovati, avrebbe vinto una visita alla fabbrica e una provvista di dolciumi bastante per tutto il resto della vita.
In quell'ascensore che solca il cielo della città, Wonka rivela a Charlie Bucket – l'ultimo bambino “sopravvissuto” al tour della fabbrica – che ne sarebbe diventato l'erede. Il signor Wonka «piegò la testa da una parte e subito un sorriso scintillante gli increspò gli angoli degli occhi. Poi riprese: “Vedi, mio caro ragazzo, ho deciso di regalartela. Appena sarai grande abbastanza per dirigerla, l'intera fabbrica diventerà tua”».
La terza stagione
Mi chiamo Daniele, sono un giornalista che si divide fra Roma e Trento, e quella che stai leggendo è una newsletter che si chiama Wake up Bruno! In sostanza, è un posto dove racconto alcune delle mie ossessioni, ti rendo partecipe delle mie scoperte e delle cose che comunque mi interessano. E di molto della mia vita, come pretesto per raccontarti qualcos'altro.
Ci troverai soprattutto storie legate al mondo digitale, al giornalismo, ai libri che leggo e alla musica che ascolto… Senza però mettere confini troppo stretti agli argomenti da scegliere. Di solito la mail arriva la domenica mattina, ogni settimana. O ogni due settimane, dipende.
Quella di oggi è la prima domenica di settembre (il vero capodanno) e sono quasi due mesi che non scrivo una newsletter. Se fosse una serie tv, questo sarebbe l'inizio della terza stagione. E questa parte serve come riassunto delle puntate precedenti. Per accogliere i nuovi arrivati e ringraziare chi c'è da tempo.
E ora torniamo a Roald Dahl e alla sua fabbrica di cioccolato…
Roald l’esploratore
Anche la storia vera che sta dietro al romanzo è abbastanza famosa. Dahl era nato in Galles, da genitori norvegesi che gli avevano dato il nome di un esploratore. Pochi anni prima, Roald Amundsen aveva guidato la missione che per prima aveva conquistato il Polo sud.
(Piccola parentesi: già questa potrebbe essere la trama di un romanzo per ragazzi. Amundsen avrebbe dovuto studiare medicina, ma preferì dedicarsi all'esplorazione. Quando tentò l'impresa della conquista del Polo sud, a bordo della nave Fram, tenne tutti all'oscuro. Neppure il suo equipaggio sapeva dove fosse diretto.
A metà Novecento, cercò poi di raggiungere il mare Glaciale artico, per soccorrere l'esploratore italiano Umberto Nobile, disperso con il suo equipaggio del dirigibile Italia. Anche il suo idrovolante si inabissò del mare e il suo corpo non verrà mai più trovato. Chiusa parentesi).
Le cavie
Quando il giovane Dahl frequentava la Repton school, nel Derbyshire, in Inghilterra, c'erano due grosse aziende di dolciumi che si sfidavano. Una di queste era la Cadbury: è tutt'ora esistente, e negli anni Sessanta ha incorporato la Schweppes, quella dell'acqua tonica, che molti di voi – vi conosco! – saranno abituati a mischiare con il gin.
John Cadbury invece era convintamente astemio. Anzi, si dice che a metà Ottocento iniziò a usare il cioccolato solubile proprio come valida alternativa per l'alcol. Era convinto che il cacao fosse un vizio decisamente più salutare. Aprì la sua bottega a Birmingham e da lì fece crescere la sua fabbrica di cioccolato.
Quando la Cadbury si contendeva il primato con la Rowntree's – l'azienda dei Kit Kat, degli Smarties, dei Lion e degli After Eight – aveva preso l'abitudine di usare i ragazzini di una scuola come cavie dei nuovi prodotti. È così che anche Dahl ricevette in regalo, per diversi anni, tavolette di cioccolato, che poi doveva valutare, dando un voto da zero a dieci.
Una missione divina
Nei primi tempi, queste fabbriche avevano un rapporto stretto – in una forma di mitopoiesi – con il loro fondatore. Entrambi, Cadbury e Rowntree, erano seguaci della cosiddetta Società degli amici. Erano quaccheri, aderenti ad una forma di cristianesimo che ritiene che tutti gli uomini possano essere strumento dello spirito.
In altre parole, anche il cioccolato serviva per realizzare il piano di Dio (e poi sì, anche per guadagnare un po' di soldi). Non a caso, era quacchero anche Joseph Fry, che pochi anni prima - nell’estate del 1847 - aveva inventato la “tavoletta” solida di cioccolato.
Così nel libro, ancora di più che nella vita vera, il fabbricante di cioccolato sembra animato da una missione eterea, che si confonde con il gusto per gli affari. A Willy Wonka sarà per altro dedicato un nuovo film, che uscirà a Natale e che dovrebbe narrare la sua giovinezza.
Mike TikTok
Anche se è il protagonista di un libro per bambini – e anche se dentro c'è tanta magia – Willy Wonka è insomma per molti aspetti un perfetto protagonista del suo tempo.
Se Roald Dahl dovesse vivere oggi, magari quel concorso dei biglietti d'oro sarebbe promosso da Willy Wonka attraverso i social.
Uno dei bambini protagonisti si chiama Mike Tivù e viene punito perché troppo teledipendente. Nella riscrittura contemporanea, sarebbe invece dipendente dai social. E si chiamerebbe Mike TikTok.
«Il piccolo Mike, nove anni, era seduto di fronte a un grande smartphone, gli occhi incollati allo schermo, e stava guardando un video su TikTok in cui una banda di gangsters era impegnata ad abbattere a colpi di fucile mitragliatore una banda avversaria.
Il ragazzo stesso aveva appesi addosso foderi e fondine contenenti non meno di diciotto smartphone di vari modelli e misure. Di tanto in tanto, Mike saltava in piedi e si sparava una mezza dozzina di selfie».
(Testo originale, leggermente modificato)
Marti
Il punto è che non bisogna neanche troppo fantasticare, perché c'è un'imprenditrice modenese di 23 anni (significa che aveva un anno quando sono cadute le Torri gemelle) che in un certo senso si è auto-nominata Willy Wonka di TikTok.
Si chiama Martina Strazzer e produce gioielli. La sua società si chiama Amabile, dal nome della nonna. Ma quello che conta qui è che è diventata particolarmente famosa proprio su TikTok, dove ha unito la crescita della sua azienda a una carriera da influencer. Più diventava famosa, soprattutto fra le ragazzine, e più vendeva i suoi gioielli.
Ha continuato a raccontare la sua vita, e soprattutto il suo lavoro, condividendo le sue collezioni, un po’ di gossip, il dietro le quinte della vita aziendale e altre scenette poco credibili (che dovrebbero raffigurare la sua vita). Ovviamente, è tutto condito da un costante irrealistico entusiasmo, con una positività che è puro marketing. Come fa Chiara Ferragni, per intenderci.
Ma evidentemente è per questo che ha una certa presa sulle sue giovanissime clienti: in fondo sui social fingiamo tutti. Lei lo fa particolarmente bene e con un obiettivo bene in testa: fare più soldi possibile.
4 milioni
E funziona. Strazzer ha oggi un milione e mezzo di follower sul suo profilo di TikTok, 43mila su quello di Amabile. 380mila follower per il "team Amabile", il profilo delle sue dipendenti (quasi tutte donne sotto ai 30 anni).
Soprattutto, secondo Forbes, oggi fattura intorno ai 4 milioni di euro (!!). Senza nemmeno avere un negozio fisico, per ora, ma facendo tutto online.
Chi compra da lei si sente parte dello stesso racconto. In un certo senso, l'oggetto acquistato – il gioiello – è in tutto e per tutto secondario.
Alle Maldive
Ma Willy Wonka che c'entra? Ebbene, nei giorni scorsi Strazzer ha lanciato un concorso. Chi avrebbe speso almeno 50 euro sul sito di Amabile il 29 agosto, avrebbe partecipato all'estrazione di cinque biglietti d'oro, che potranno essere trovati insieme ai gioielli.
I vincitori partiranno per una vacanza alle Maldive ad ottobre, per sette giorni, con tutto pagato, ovviamente insieme a Wonka... pardon, insieme a Strazzer. Molto probabilmente, saranno i protagonisti di una serie di video su TikTok. Si godranno una vacanza gratis e alimenteranno il grande racconto che tanto piace agli algoritmi dei social. Insomma, saranno parte di questa grande pubblicità costante e collettiva.
Il risultato è facile da immaginare. In alcuni momenti, chi il 29 agosto si collegava al sito per un acquisto doveva attendere una coda fatta di migliaia di altri clienti. Anche più di 19mila persone in attesa, secondo Webboh, un sito di gossip che si rivolge ai giovanissimi.
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Opinioni
Andare alle Maldive non ha ovviamente lo stesso fascino di visitare una fabbrica piena di Umpa Lumpa, ma evidentemente questa è la versione contemporanea del sogno. E poco importa, come ha osservato qualcuno, che in ottobre alle Maldive piova sempre.
L'opinione pubblica online, per quello che conta, si è divisa fra chi ritiene che questa sia una grande mossa imprenditoriale e chi invece pensa esattamente il contrario.
Francesco Altomare, un opinionista con un certo seguito su Twitter, ha scritto: «Non posso che farmi una domanda che ovviamente mi metterà tutti contro: che ego spropositato devi avere per mettere TE STESSA come parte del premio? Nel senso, chi ti garantisce che mi faccia piacere partire CON TE?». Un’opinione sensata, ma che sa un po’ di nostalgia per i bei tempi passati.
Una certa Mary gli ha risposto: «se vincessi il golden ticket sinceramente non andrei, belle le Maldive ma essere bloccata lì con 4 sconosciute (inclusa una influencer) ed essere costretta a girare contenuti per TikTok (perché quello sarà) non vale la pena». Mi pare giusto.
Ma poi è intervenuto un altro utente, così:
1 - Se ti sta sul cazzo non partecipi, easy
2 - È la creatrice del brand
3 - Il brand ha successo principalmente grazie al suo profilo tiktok e ha più fan lei come personaggio che il brand in sé
Anche lui non ha poi tutti i torti. Purtroppo.
Che succederà ora
Tutto questo ovviamente Dahl lo aveva già previsto. Nel senso: aveva capito che un’iniziativa di marketing di questo tipo sarà pure divisiva, ma alla fine funziona come mezzo per promuovere ciò che si vuole vendere.
Strazzer farà un sacco di soldi, così, regalando una vacanza a cinque persone che la idolatrano (sarebbe interessante vedere i conti fra ricavi e spesa, ma non lo sapremo mai). Lo ha fatto semplicemente leggendo un libro per bambini e traendone ispirazione. Di Willy Wonka ha perso tutto il fascino della missione alla quacchera e ha tenuto soltanto la parte del profitto. Un po’ meno romantico forse, ma è così che funziona il capitalismo.
Ma dicevamo che Dahl lo aveva previsto. Ecco come: a un certo punto i nonni di Charlie si mettono a discutere sul concorso di Willy Wonka.
«Quello è suonato!» mormorò Nonna Josephine.
«Niente affatto! è brillante!» esclamò Nonno Joe. «E un mago! Provate a immaginare cosa accadrà adesso! Tutto il mondo si metterà alla caccia di quei cinque Biglietti d'oro! Tutti compreranno le tavolette di cioccolato della Wonka nella speranza di trovarne uno! Ne venderà più che mai! Ah, che bellezza sarebbe trovarne uno!».
Comunque, alla fine, tu alle Maldive con me ci verresti?
Per questo episodio è tutto,
L’orso Bruno tornerà fra una settimana, quando parleremo del film del momento (sì, Oppenheimer), ma ovviamente a modo nostro, come pretesto per raccontare altro,
Daniele
Daniele, sono troppo vecchia per dire qualcosa di intressante su questa vicenda. Mi sembra che le forme di marketing siano le medesime di sempre, anche se evolvono in un periodo di capitalismo avanzato e selvaggio in forme più scintillanti. Mi preoccupano di più tutti quei followers che credo privi di mondo interiore.