Con la morte degli album la musica è fatta solo di ritornelli
Un tempo esistevano i concept album, capaci di farti immergere in una storia con le canzoni. Oggi tutto è costruito sulla nostra soglia d'attenzione e deve esaurirsi in fretta. Ecco cosa abbiamo perso
Cari amici dell’orso Bruno,
La storia che vi racconto oggi inizia in un ospedale di città, negli Stati Uniti. Siamo negli anni Ottanta e sono gli anni del grande edonismo, ma anche delle disuguaglianze e della tragedia dell’eroina: e Nikki, il nostro protagonista, ha un passato recente da tossicodipendente.
Ma ora si trova bloccato nel suo letto d’ospedale, sa che gli è successo qualcosa di terribile e non ricorda esattamente cosa. Poi all’improvviso i suoi ricordi iniziano a rifluire. Come se fosse una diga che ha ceduto, tutto gli torna alla mente, mentre un’infermiera gli inietta un’altra dose di morfina e i contorni del mondo iniziano a sfumare verso il nero.
Cambiare il mondo
Nikki ricorda di quando si trovava nelle strade di quella città, viveva allo sbando e gli importava solo di trovare un’altra dose di eroina. Eppure c’era stato un momento quando era più giovane, ne era sicuro, in cui era stato in grado di sognare di cambiare il mondo. Ma poi era stato travolto dalle disuguaglianze economiche, dalla corruzione e dall’ipocrisia intorno a lui. Da un sistema che da solo non poteva combattere.
Tutto cambia quando Nikki conosce il dr. X, il sedicente capo di una grande organizzazione che si muove nell’ombra per assaltare il potere.
Il dr. X è a metà strada fra un santone e un terrorista. Ma soprattutto riesce a manipolare Nikki, sfruttando la sua dipendenza dalla droga. Lo trasforma in un assassino su commissione. A ogni omicidio l’organizzazione cresce. E così anche l’autostima di Nikki.
Nikki e Mary
Fra gli adepti del dr. X c’è anche padre William, un prete corrotto. Grazie a lui Nikki conosce Mary, un’ex prostituta che si è convertita ed è diventata suora. Parlando con lei inizia a dubitare della sua missione: non c’è nulla di giusto in quello che sta facendo, l’organizzazione non è la soluzione contro il sistema, ne è la parte più marcia. Ma il dr. X si è già accorto che il prete e la suora sono un problema. E ordina a Nikki di ucciderli.
Nikki spara a padre William, ma quando si trova di fronte Mary non riesce a premere il grilletto. È innamorato di lei, torna dal dr. X e gli dice che vuole lasciare l’organizzazione.
“Se lo farai”, dice lui, “tornerai alla tua vita di reietto”.
Ma a Nikki non importa più. Ha un piano: scappare con Mary e costruirsi una vita lontano. Ma quando torna da lei la trova sdraiata a terra, ai piedi dell’altare sporco di sangue. È morta.
Il senso di colpa e l’incapacità di credere fino in fondo all’amore lo fanno impazzire: vaga senza meta per le strade, fino a quando la polizia lo ferma. Addosso ha la sua pistola. Lo accusano di tutte le persone che ha ucciso. Ma lui non ricorda più nulla: viene chiuso in un ospedale psichiatrico. Fino a quando un’infermiera gli inietta una dose di morfina. E i ricordi tornano a fluire
.Concept album
La storia che avete appena letto non l’ho inventata io, e non è neanche la trama di un libro o di un film. È la storia che sta dietro Operation: mindcrime, un album di un gruppo metal chiamato Queensryche (si pronuncia Queensreich).
È stato soprattutto il primo concept album che ho ascoltato nella ma vita, quando al liceo rubavo la merenda all’omino del panificio che veniva a scuola, pur di risparmiarmi i soldi e comprarmi i cd (il reato ormai dovrebbe essere prescritto).
Nei concept album ogni canzone è un pezzo di trama che si intreccia con gli altri: ci sono personaggi, melodie che tornano fra tutte le canzoni. E soprattutto c’è una storia che si riflette nei testi.
L’idolo cremisi
Col tempo ho scoperto molti altri concept album. Giusto per fare qualche esempio: Tommy degli Who, The Wall dei Pink Floyd, Welcome to my Nightmare di Alice Cooper o 2112 dei Rush. Dopo Operation: mindcrime, il mio preferito dell’adolescenza era però The crimson Idol degli Wasp, un altro gruppo metal.
Racconta la storia di Jonathan, un ragazzo incompreso che scappa di casa per cercare di diventare una rock star. Solo che si accorge che il mondo della musica è popolato da avvoltoi: c’è un discografico - chiamato Charlie - che si approfitta di lui. Alla fine si fa coraggio e fa un’ultima chiamata alla madre che aveva abbandonato. Lei gli dice che non ha mai avuto un figlio. Lui si impicca con la corda della chitarra elettrica.
Moscerini
A pensarci ora sono tutte storie molto tristi. Tanto che ieri ho condiviso dei frammenti di queste canzoni con lo sfondo nero su Instagram, e due persone mi hanno scritto per chiedermi se va tutto bene. Amici, sì: va tutto bene, non preoccupatevi. Era una trovata malriuscita di marketing per promuovere la newsletter.
Quando avevo 16 anni anche, andava tutto bene. Però ascoltavo queste canzoni a tutto volume nelle orecchie - quelle in cui si parla di amori perduti - pedalando a velocità folle lungo un fiume, con il vento contro e i moscerini che mi si schiantavano in faccia come droni iraniani. Era la mia personale forma di catarsi.
Poi tornavo a casa, mi cambiavo, indossavo il chiodo di pelle e andavo in città. Con gli amici ascoltavamo canzoni volgari, di sesso libero e motociclette. A quell’età si vive di contraddizioni e apparenze.
L’età della crisi
Però non era questo il punto della newsletter. È più il fatto che la musica che ascoltavamo era terribilmente complicata, anche se nessuno di noi se ne rendeva conto. Aveva strati diversi di profondità. E noi eravamo nella fase della vita in cui volevamo immergerci nel mondo, avendo in sottofondo quella che, allora, ci sembrava la migliore colonna sonora.
Oggi cosa è rimasto di tutto questo? Si fanno ancora i concept album? O le storie devono durare il tempo esatto di un TikTok?
Le storie rimaste
Bruno lo sa, perché qualche volta l’ho già scritto. Io non credo nel mantra dell’inesorabile decadimento dei costumi. E non credo che la nostra musica sia per forza migliore, perché il passato darebbe a tutto una patente di superiorità.
Però ho la sensazione che oggi si stia perdendo il concetto di “album” e rimangano solo le canzoni singole. E talvolta solo i ritornelli. Per il tempo giusto in cui dura la nostra inesistente soglia dell’attenzione, come se non vivessimo più di musica ma di jingle della pubblicità e playlist. E le uniche storie che ci importano ancora sono quelle su Instagram.
Venerdì sera
Poi venerdì sera è successa una cosa. Sono salito sul trenino che mi porta a casa dopo una giornata difficile al giornale e con la testa piena di pensieri. Ho visto su Spotiy che era appena uscito il nuovo album di un gruppo metal, gli Avantasia. Ed è un concept album. Nel 2022. Ho premuto play.
Io non so come sia successo, ma vi giuro che è andata esattamente così. Mentre il trenino partiva da Termini e svoltava lungo via Cavour, io sono volato fuori dai vetri, ho attraversato mezza Italia, è spuntato pure il sole, e mi sono trovato a pedalare lungo il fiume. Con quei cazzo di moscerini che mi si schiantavano in faccia!
Ci risentiamo al prossimo episodio,
Daniele